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Messaggio  Jacopo Dom Lug 05, 2009 3:08 pm

Vangelo

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore
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Domenica 5 Luglio 2009 Empty Gesù profeta straniero in patria

Messaggio  Jacopo Dom Lug 05, 2009 3:15 pm

Molti ascoltandolo ri­manevano stupiti. La prima bella ca­ratteristica del Gesù storico: non lascia indifferente nes­sun ascoltatore, dove lui passa fiorisce lo stupore. E molte domande: Marco ne registra cinque – il numero classico degli interrogativi in serie di cui trabocca la Bib­bia –. Da dove gli vengono queste cose? Da dove que­sto amore straniero alla ter­ra, queste parole aliene che qui sono in esilio?
Il profeta è straniero in pa­tria perché le sue parole ven­gono da un mondo altro. Al­lora si apre il conflitto tra Na­zaret e questo 'altrove', tra il quotidiano e l’oltre. A Na­zaret tutto dice: hai qui il tuo clan, una madre, fratelli e so­relle; questo è il mondo, non ce n’è un altro. Hai un lavo­ro, la sinagoga e il Libro, questo basta a dare senso al­la vita. Cosa vai cercando con il cuore fra le nuvole?
E invece il giovane rabbi spiazzava figli e genitori, la­voratori e contabili: amate i vostri nemici; lascia i morti seppellire i loro morti, tu vie­ni e seguimi; felici i poveri, sono i principi del Regno; guardate i fiori del campo e non preoccupatevi; guai a voi farisei che imponete agli altri pesi che non toccate con un dito; se non divente­rete come bambini...
Come gli abitanti di Naza­ret, anche noi siamo una ge­nerazione che ha sprecato i suoi profeti, ha dissipato i suoi uomini di Dio. Come loro livelliamo tutto verso il basso: è solo un falegname, è il fratello di Ioses, lo cono­sco bene, conosco i suoi di­fetti uno per uno. Di un uo­mo cogliamo solo la linea d’ombra, e così ci precludiamo lo splendore di epi­fania del quotidiano, l’eter­no che si insinua nell’istan­te e nella creatura. Salviamo almeno lo stupore!
Il brano si chiude con la sor­presa di Gesù, la meraviglia dolente dell’amante respin­to che però continua ad a­mare, a inventare gesti, an­che minimi, per dire che di noi non è stanco. E lì non poteva compiere nessun prodigio, dice Marco; ma su­bito si corregge: Solo impo­se le mani a pochi malati e li guarì. L’amore respinto con­tinua ad amare, il Dio rifiu­tato si fa ancora guarigione. L’amore non è stanco, è so­lo stupito; ma non nutre rancori. Già lo aveva capito Ezechiele, profeta di profe­zie respinte: ascoltino o non ascoltino, sapranno almeno che un profeta è in mezzo a loro. Dio ha deciso di farsi compagnia del suo popolo, ha deciso di essere nel quo­tidiano di ciascuno, oggi co­me in esilio e un giorno, for­se già domani, come stupo­re, seme di fuoco in mezzo al cuore.


padre Ermes Ronchi
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